Antro della Sibilla Cumana

Incerta è la data di costruzione della galleria che secondo alcuni esperti venne realizzata tra il VII ed il VI secolo a.C. Interamente scavato nel tufo, l’antro era il luogo nel quale si poteva incontrare la Sibilla Cumana, famosa per i suoi oracoli, e citata da Publio Virgilio Marone nell’Eneide. Egli descrive un luogo simile all’attuale antro dove, nei pressi dell’ingresso sono poste due lapidi in marmo riportanti tale descrizione. Al termina dell’antro, troviamo un vestibolo che secondo la tradizione sarebbe la stanza dove risiedeva la Sibilla.

Antro della Sibilla sul lago D’Averno

La somma sacerdotessa italica svolgeva la sua attività oracolare nei pressi del Lago d’Averno in una caverna dove, ispirata dalla divinità, trascriveva in versi le sue premonizioni su foglie di palma. Al termine della predizione, i venti provenienti dalle cento aperture dell’antro, mischiavano le foglie rendendo i vaticini “sibillini”, cioè incerti e di difficile interpretazione. Una leggenda accompagna la figura della Sibilla. Apollo era innamorato della Sibilla e chiedendole di diventare la sua sacerdotessa, le disse che le avrebbe dato in cambio qualsiasi. La sibilla gli chiese l’immortalità. Fece un’errore però, avrebbe dovuto chiedere invece l’eterna giovinezza. La Sibilla invecchiò fino a che il suo corpo divenne così piccolo e consumato da essere paragonato a quello di una cicala. Così la rinchiusero in una gabbietta nel tempio di Apollo, fino a quando il corpo non scomparve e rimase solo la voce. Apollo volle darle un’altra possibilità: se la Sibilla si fosse donata completamente a lui, egli le avrebbe dato l’eterna giovinezza. Per non rinunciare alla sua castità, la Sibilla rifiutò.